dal 2 al 12 agosto

Prefazione

L’idea di intraprendere questo pellegrinaggio saltò fuori in un giorno che oramai non ricordo più con esattezza. Roberta, mia moglie, una sera mentre si discuteva di non so cosa, mi raccontò che un compagno delle lezioni di spinning, che è medico, gli disse di aver fatto il pellegrinaggio qualche anno prima in bicicletta. L’idea però, se vogliamo andare ancora un po’ indietro, non era nuova. Io cercavo una proposta per una vacanza in bici che potesse essere accettata con entusiasmo anche da Roberta e l’idea del pellegrinaggio giaceva (come tante altre debbo dire) nelle nostre teste da qualche anno. Unire dunque la vacanza con la bicicletta ed un’esperienza di pellegrinaggio era l’uovo di colombo! (si dice così no!?). Ne parlammo e riparlammo per alcune settimane. Ascoltammo i consigli ed i suggerimenti di chi era più esperto di noi (vedi Enrico e Elena) e poi decidemmo definitivamente.

Giunti in auto a Roncisvalle, primo paese iberico dopo il confine Francese, e recuperate le forze dopo l’estrema calura del viaggio, finalmente partiamo per il Pellegrinaggio con la P maiuscola, il più citato ed il più ripetuto di tutta la cristianità. Da Roncisvalle a Puente le Reina sono circa 80 Km, caratterizzati da continui scollinamenti di 400 – 500 m di dislivello. Il tempo non ci assiste e prendiamo un po’ d’acqua ma è talmente bello essere li che non ci importa quasi più di niente. Durante il giorno abbiamo la compagnia di molti altri pellegrini e piedi ed in bici provenienti da tutto il mondo. Ci si saluta tutti e ci si incita a vicenda dicendosi Buen Camino o Ultreia (forza!).

Passiamo per Pamplona, famosa per la festa di San Firmino (quella dei tori che inseguono dei pazzi per le vie della città ) e scaliamo l’alto del Perdon sotto un solo cocente. Arriviamo a Puente la Reina (ponte delle Regina) nel pomeriggio e ci sistemiamo in un “refugio” comunale. Lungo tutto il “Camino” tutto ruota intorno ai pellegrini, l’accoglienza è sempre calorosa ed i refugios (molto economici 3 -6 euro) quasi sempre decenti.

Da Puente la Reina a Logrogno maciniamo 80 km. Dapprima su sentieri e sterrati molto sconnessi, poi su un po’ d’asfalto con l’unico inconveniente dei grandissimi camion che sorpassandoci ci sfiorano le borse e ci soffocano con i loro gas. Passiamo per Estella dove tutti sono vestiti di Rosso e Bianco in onore del patrono della città San Andreu. A Viana, un caratteristico Borgo arroccato su uno “scoglio”, cerchiamo di trovare posto ma l’unico rifugio è già strapieno, così siamo costretti a rimetterci in viaggio e a raggiungere la città di Logrono. Ci sistemiamo in una palestra, con materassi a terra. La sera ci coglie un diluvio universale ma fortunatamente siamo al coperto.

Il giorno 4 agosto lo impieghiamo a raggiungere San Domingo de la Calzada. Qui facciamo conoscenza con quattro pellegrini italiani “appiedati”. Loro non fanno distinzione tra “piedi” e “ruote” e passiamo una magnifica serata allietati dal Menù del Pellegrino ( per soli 7 euro). E’ come se ci si conoscesse da mesi, il pellegrinare avvicina gli animi e apre i cuori!

Il giorno seguente raggiungiamo Burgos e troviamo riparo per la notte in un ostello con tende e casette in legno. L’atmosfera è incredibile. Chiacchieriamo con altri pellegrini di tutte le nazioni e gli amici del camino, un’associazione di anziane signore del luogo, ci offrono una caratteristica zuppa di cipolle. La cattedrale di Burgos è uno dei due gioielli architettonici del Camino. Bellissima e possente domina la piazza principale.

Da qui a Leon, l’altra città caratteristica per la sua mirabile cattedrale, sono 200 km di perfetta pianura, la Meseta. Un’arsa tavola senza l’ombra di un albero, spauracchio e desolazione dei pellegrini appiedati. Noi la percorriamo in due giorni facendo tappa a Carrion de los Condes, una piccola cittadina dove facciamo la conoscenza di Angelo e Elena pellegrini ciclisti di Mantova (con cui condivideremo il resto del viaggio).

Raggiungiamo Leon il 7 agosto e Rabanal del Camino l’8 passando attraverso Astorga, cittadina famosa per il cioccolato ed il torrone. Da questo punto iniziano le vere e proprie montagne, una sorta di massiccio centrale che sale fino a 2000 metri di quota. Le salite non si fanno attendere ed il 9 scolliniamo nel luogo forse più caratteristico di tutto il Camino, la Cruz de Ierro. Si tratta di una croce posta su un alto cumulo di pietre, che ogni pellegrino trasporta e deposita esprimendo un ringraziamento, un sogno, o chiedendo una grazia. Anche noi partecipiamo al rito e ci mischiamo con tanti altri giovani in un emozionante momento di commozione e di felicità.

Da qui la discesa su Ponferrada è lunghissima, (20 km) con pendenze che sfiorano il 20 per cento. In giro non ci sono auto ma solo cani, greggi di pecore e villaggi caratteristici. Dormiamo e Ponferrada ed il giorno seguente ci spostiamo, senza particolari difficoltà a Vega de Valcarce.

L’indomani ci aspetta la tappa più faticosa ed il tempo si mette veramente al brutto. Piove e le previsioni non sono migliori. Si parte sotto una pioggerellina fine e con la mente ai 15 Km di salita con punte del 10 – 12 % fino al villaggio O Cebreiro (1300 m slm).

Il villaggio e bello ma la salita è stata un inferno. Sembra di essere in alta montagna nel bel mezzo di una bufera. Non si vede assolutamente niente e la velocità a volte sfiora i 4 – 5 Km orari. Ma in cima tutta la fatica è già dimenticata quando ci riuniamo tutti in un bar per cambiarsi e mangiare la torta di Santiago, offerta da alcuni ciclisti Madrileni; nel pomeriggio raggiungiamo Triacastela.

Da Triacastela il giorno seguente passiamo per Portamarin. La pioggia ci perseguita e per di più i pellegrini sono aumentati esponenzialmente (da qui infatti è possibile compiere l’ultimo pezzo di pellegrinaggio (200 km) beneficiando poi del rilascio della certificazione finale (La Compostela).

Poco dopo Portomarin siamo costretti a fermarci per la pioggia e troviamo riparo, con Elena ed Angelo, Beate e Uwe, in una stalla. Da Gonzar ad Arca il percorso è un continuo su e giù e l’ambiente è cambiato notevolmente. Ci sembra di essere in Irlanda, i prati sono verdissimi e la vegetazione ricca. Siamo in Galizia e anche la lingua non ufficiale (Il Gaelico), che si parla anche in Irlanda ed in Francia, ci è incomprensibile. Facciamo tappa ad Arca per la notte.

Il rifugio è affollatissimo e alle 4 i primi pellegrini già partono per l’ultima tappa del pellegrinaggio. Così alle 6.30 e trenta, dato che oramai siamo svegli, partiamo anche noi, con le pile frontali. Sembra di essere sulle montagne russe.

Continui su è giù ci spezzano le gambe ma alle 9.00 siamo finalmente al Monte do Gozo (l’ultima collina sopra Santiago) e poco dopo ne raggiungiamo il centro. Siamo felici, facciamo le foto di rito ma ……. non è proprio come ce lo aspettavamo.

Capiamo poco dopo che il Pellegrinaggio non è raggiungere una meta ma vivere giorno per giorno la propria storia, il pellegrinaggio basta a se stesso!


Buen Camino – Massimo e Roberta

Share:

Ultime notizie

Assemblea Ordinaria dei Soci 2023

Venerdì 19 aprile – ore 21.15 – Centro Ambrosini (Centro Sportivo GES) – via Solferino 32 Monza L’assemblea ordinaria è convocata, in prima seduta, per il giorno giovedì 18

Spesa in bici? Chiedimi come

Lunedì 22 aprile – ore 21.00 Sede Modoetia – FIAB MonzainBici – via Solferino 32 Monza Come fare la spesa in bici? E’ solo una